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Scheda CANNABIS

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2008 16:14
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Città: ROMA
Età: 36
Sesso: Femminile
02/02/2008 16:14

Canna è un neologismo e termine gergale di lingua italiana per indicare una sigaretta contenente, oltre al tabacco, anche marijuana o hashish.

Negli ambienti giovanili di tutta Italia si sono sviluppati molteplici sinonimi di questo termine, ugualmente diffusi per originalità o semplicemente per non far riconoscere di cosa si stia parlando, essendo vietati in questo paese tanto l'uso quanto la detenzione, coltivazione e la vendita di sostanze stupefacenti.

Al termine canna viene fatto equivalere quello di spinello, ma sono presenti e diffuse diverse altre terminologie locali per indicare questo tipo di stupefacente.

Il termine canna è associato anche a quello di psichedelia mentre non si considera che abbia attinenza con la parola cannabis, la canapa dalla cui resina e dalle cui infiorescenze si ricavano l'hashish e la maijuana.
La canapa (Cannabis, L. 1753) è una pianta a fiore (angiosperma) che, come il luppolo (Humulus lupulus), appartiene alla famiglia delle Cannabacee, dette anche Cannabinacee, ordine delle Urticales.

•Sistematica
Sull'esatta tassonomia del genere Cannabis (Cannabaceae) vi sono opinioni diverse a seconda si consideri la specie monotipica o politipica. Small e Cronquist distinguono solo una specie (sativa) con due sottospecie, ciascuna con due varietà:

* Cannabis sativa L.
o ssp. indica (Lam.) E. Small & Cronq.
+ var. indica
+ var. kafiristanica Vavilov
o ssp. sativa
+ var. sativa
+ var. spontanea Vavilov


Shultes divide invece il genere in tre specie:

1. Cannabis sativa (sativa = utile; volgarmente canapa)
2. Cannabis indica (volg. canapa indiana o indica)
3. Cannabis ruderalis (volg. canapa russa o ruderale o americana)

Clarke e Watson (2002) propongono che la specie C. sativa comprenda tutti gli individui, a parte forse le varietà usate per la produzione di hashish e marijuana in Afghanistan e Pakistan, che andrebbero raggruppate sotto la specie C. indica.

In ogni caso, tutte le specie, sottospecie o varietà citate possono essere tra di loro incrociate dando luogo ad una progenie fertile.

Anche sulla posizione della famiglia Cannabaceae esistono delle divergenze:

* secondo il Sistema Cronquist (1981) la tassonomia è: Magnoliophyta - Magnoliopsida - Hamamelidae - Urticales - Cannabaceae;
* secondo la Classificazione APG (1998) la tassonomia è: Magnoliophyta - Eudicotiledoni - Eudicotiledoni centrali - Rosidi - Rosales - Cannabaceae.

•Storia

Prove dell'utilizzo della cannabis si hanno fin dai tempi del Neolitico come dimostrato dal ritrovamento di alcuni semi fossilizzati in una grotta in Romania [1]. I più famosi fumatori di cannabis dell'antichità furono gli Hindu di India e Nepal e gli Hashshashin,presenti in Siria,dai quali prese il nome l'Hashish [2]. La cannabis fu anche utilizzata dagli Assiri,che scoprirono le sue proprietà psicoattive dagli Ariani[3] e grazie ad essi,fu fatta conoscere ed utilizzare anche a Sciiti e Traciani,che se ne servirono anche per riti religiosi.[4]. Nel 2003 fu ritrovata in Cina una borsa di pelle contenente alcune tracce di cannabis e semi risalenti a 2500 anni fa.[5] Ganja è il termine in lingua creolo giamaicana utilizzato per indicare la cannabis, ritenuta dai Rastafariani indispensabile per la meditazione e la preghiera [6].

•Morfologia e Fisiologia

La canapa è una pianta erbacea a ciclo annuale. L'altezza varia tra 1,5 - 2 m, ma in sottospecie coltivate può arrivare fino a 5 metri. Presenta una lunga radice a fittone e un fusto, eretto o ramificato, con escrescenze resinose, angolate, a volte cave, specialmente al di sopra del primo paio di foglie.
Le foglie sono picciolate e provviste di stipole; ciascuna è palmata, composta da 5 - 13 foglioline lanceolate, a margine dentato-seghettato, con punte acuminate fino a 10 cm di lunghezza ed 1,5 cm di larghezza; nella parte bassa del fusto le foglie si presentano opposte, nella parte alta invece tendono a crescere alternate, soprattutto dopo il nono/decimo nodo della pianta, ovvero a maturazione sessuale avvenuta (dopo la fase vegetativa iniziale, nota popolarmente come "levata").
Salvo rari casi di ermafroditismo, le piante di canapa sono dioiche e i fiori unisessuali crescono su individui di sesso diverso. I fiori maschili (staminiferi) sono riuniti in pannocchie terminali e ciascuno presenta 5 tepali fusi alla base e 5 stami.
I fiori femminili (pistilliferi) sono riuniti in gruppi di 2-6 alle ascelle di brattee formanti corte spighe; ognuno mostra un calice membranaceo che avvolge strettamente un ovario supero ed uniloculare, sormontato da due stili e due stimmi.
La pianta germina in primavera e fiorisce in estate inoltrata. L'impollinazione è anemofila (trasporto tramite il vento). In autunno compaiono i frutti, degli acheni duri e globosi, ciascuno trattenente un seme con un endosperma carnoso ed embrione curvo.

Il contenuto di metaboliti secondari vincola la tassonomia in due sottogruppi o chemiotipi a seconda dell'enzima preposto nella biosintesi dei cannabinoidi. Si distingue il chemiotipo CBD, caratterizzato dall'enzima CBDA-sintetasi che contradistingue la canapa destinata ad usi agroindustriali e terapeutici e il chemiotipo THC caratterizzato dall'enzima THCA-sintetasi presente nelle varietà di cannabis destinate a produrre droga e medicamenti. L'ibrido f1 manifesta la contemporanea presenza di entrambi i maggiori cannabinoidi CBD e THC confermando l'aspetto politipico della cannabis.

I preparati psicoattivi come l'hashish e la marijuana sono costituiti dalla resina e dalle infiorescenze femminili ottenuti appunto dal genotipo THCA-sintetasi. Tale sottogruppo fu coltivato fino alla seconda metà del secolo scorso, nonostante fosse stato proibito nella decade '20-'30 l'uso come medicina ad alto potenziale di abuso (ma affrontando la questione terapeutica nei casi previsti impiegando tinture o estratti fitogalenici). Tali genotipi, fino ad allora, erano per cosi dire addomesticati (se confrontati con i valori odierni) venendo impiegati nella costituzione di ibridi altamente produttivi utilizzati in campo industriale. A partire dagli anni settanta si incominciò invece ad incrementare tali ammontari caratteristici.

Analogamente a partire dalla seconda metà del secolo scorso, furono selezionate dapprima in Francia, Polonia e Russia le attuali varietà destinate ad usi esclusivamente agroindustriali, ottenute dal genotipo CBDA-sintetasi, distinte da un contenuto ormai irrisorio (se riferito ai valori originari) sia del metabolita specifico sia in cannabinoidi minori.

•Coltivazione

In passato la coltivazione agricola della canapa era comune nelle zone medioeuropee. Da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), dall'altra, perché c'era sempre bisogno di piante "oleose" (sativa, luce), "fibrose" (tessili, carta, corde) e di mangime (foglie) per il bestiame produttivo.
Durante i secoli del trionfo della vela, e delle grandi conquiste marittime europee la domanda di tele e cordami assicurò la straordinaria ricchezza dei comprensori la cui fertilità assicurava le canape di qualità migliori per l'armamento navale. Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara. Testimonia la vitalità dell'economia canapacola felsinea il maggiore agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara, con una lunga, accurata descrizione della tecnica colturale ..Grazie alla qualità delle sue canape l'Italia, secondo produttore mondiale, assurse a primo fornitore della marina britannica. Il tramonto iniziò con la diffusione delle navi a carbone, e fu, per le province canpaicole, una lenta agonia, che si protrasse lungo un secolo costringendo alla ristrutturazione di tutte le le rotazioni agrarie ..

Dopo la colonializzazione dell'India e la rivoluzione agricola negli stati del sud del nordamerica calava la produzione, perché i tessili di cotone e juta distruggevano i prezzi per altre fibre. Il petrolio faceva calare anche i prezzi dei combustibili per la luce. Dopo la prima guerra mondiale, calava di nuovo la produzione,le corde di sostanze sintetiche sostituirono pian piano le corde di canapa e si sviluppò la tecnica per produrre carta dal legno.
Durante la seconda guerra mondiale, la produzione medioeuropea e mediterranea aumentava velocemente, perché le fibre tessili e gli oli sativi erano più costosi. In più, esisteva l'esigenza di materie prime contenenti molta cellulosa da cui poter ricavare esplosivi ottenuti producendo nitrocellulosa.

Il vero colpo di grazia la coltivazione della canapa lo ricevette a seguito del Marijuana Tax Act datato 1937 dove la si mise al bando negli USA e poi di riflesso in gran parte del resto del mondo. La famosa casa editoriale/cartaria Hearst, la maggior sostenitrice tramite i suoi quotidiani della campagna anti cannabis, aveva appena effettuato enormi investimenti sulla carta da albero. Il suo proprietario William Randolph Hearst, magnate della carta stampa e personaggio che ispirò Orson Welles nella figura del Citizen Kane nel film "Quarto Potere", dichiaro' sul Newspaper Tycoon che la marijuana è la strada piu breve per il manicomio, fuma la marijuana per un mese e il tuo cervello non sarà niente più che un deposito di orridi spettri, l'hashish crea un assassino che uccide per il piacere di uccidere. Contemporaneamete la DuPont brevettò il Nylon. Secondo alcuni studiosi tutte queste non furono semplici coincidenze[9]. Al riguardo, l'americano Jack Herer pubblicò il best seller "The Emperor wears no clothes".

•Aspetti legali in Italia

In Italia la coltivazione industriale è consentita dietro speciale permesso, limitato a varietà di canapa certificata, appositamente selezionate per avere un contenuto trascurabile di THC, che ne costituisce il principio attivo farmacologico e psicotropo. La legge Fini-Giovanardi stabilisce che la coltivazione non autorizzata di canapa è punibile con 6-20 anni di reclusione, o con 1-6 anni di reclusione nel caso che il giudice riconosca nel caso specifico un fatto di lieve entità. Ma la VI Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza 17983 del 10 gennaio 2007, sancisce che, qualora non sussistano elementi che comprovino lo spaccio, non è reato coltivare nel giardino di casa qualche piantina di marijuana, perché ciò equivale alla detenzione per uso personale[10][11].

•Usi

Negli ultimi anni si è accumulato un notevole volume di ricerca sulle attività farmacologiche della cannabis e sulle possibili applicazioni.

Il più noto studioso e promotore dell'uso terapeutico della Cannabis e della sua decriminalizzazione è il Professor Lester Grinspoon Psichiatra e Professore emerito dell'Università di Harvard. Il più famoso attivista antiproibizionista è probabilmente l'americano Jack Herer autore del best seller "The Emperor wear no clothes". In Italia studi approfonditi sui suoi effetti sono stati effettuati dal Professor Gian Luigi Gessa docente di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze all'università di Cagliari.

Una meta-analisi del 2001 (che analizza tutti gli studi clinici pubblicati fino al 2000) conclude che la Cannabis è efficace nel dolore neuropatico e spastico, meno in altri tipi di dolore. Ma successivi studi clinici hanno mostrato effetti significativi anche nel dolore tumorale, ed hanno confermato l'ottima attività per il dolore neuropatico e per i sintomi dolorosi nella sclerosi multipla (spasticità, sintomi della vescica, qualità del sonno).

•Gerarchia delle possibili indicazioni terapeutiche:

* Effetti stabiliti da studi clinici su: nausea e vomito, anoressia e cachessia, spasticità, condizioni dolorose (in particolare dolore neurogeno)
* Effetti relativamente ben confermati su: disordini del movimento, asma e glaucoma
* Effetti meno confermati: allergie, infiammazioni, infezioni, epilessia, depressione, disordini bipolari, ansia, dipendenza, sindrome d'astinenza
* Effetti allo stadio di ricerca: malattie autoimmuni, cancro, neuroprotezione, febbre, disordini della pressione arteriosa.

Sono anche numerose le testimonianze di coloro che sono riusciti a superare la dipendenza dall'alcol o dalla cocaina grazie all'utilizzo della cannabis [4], che a differenza delle precedenti sostanze, non porta ad una dipendenza fisica confrontabile, ad esempio, con quella generata dalla nicotina.

Si stanno inoltre testando nel mondo farmaci che contengono una versione sintetica di alcuni dei principi attivi della cannabis (dronabinol, HU-210, levonantradolo, nabilone, SR 141716 A, Win 55212-2), ma questi per ora hanno mostrato molti effetti collaterali e svantaggi rispetto alla pianta naturale.
Il Canada, il 20 giugno 2005, è stato il primo paese ad autorizzare la messa in commercio di un estratto totale di Cannabis sotto forma di spray sublinguale Sativex standardizzato per THC e CBD, per il trattamento del dolore neuropatico dei malati di sclerosi multipla e cancro. Nel 2006 il Sativex è stato approvato negli Stati Uniti per essere sottoposto a studi clinici di Fase III per dolore intrattabile in pazienti con tumore.


•Meccanismi d'azione

I cannabinoidi si legano a specifici recettori (recettori CB, di tipo 1 e 2) nel sistema cannabinergico, un sistema legato alla presenza di cannabinoidi endogeni o endocannabinoidi. I recettori CB1 e CB2 sono distribuiti in maniera molto differente, con i CB1 sostanzialmente concentrati nel sistema nervoso centrale (talamo e corteccia, ma anche altre strutture) ed i CB2 sostanzialmente nelle cellule del sistema immunitario. Il legame dei cannabinoidi ai recettori CB1 causa una inibizione presinaptica del rilascio di vari neurotrasmettitori (in particolare NMDA e glutammato), ed una stimolazione delle aree della sostanza grigia periacqueduttale(PAG) e del midollo rostrale ventromediale (RVM), che a loro volta inibiscono le vie nervose ascendenti del dolore. A livello del midollo spinale il legame dei cannabinoidi ai recettori CB1 causa una inibizione delle fibre afferenti a livello del corno dorsale, ed a livello periferico il legame dei cannabinoidi con i recettori CB1 e CB2 causa una riduzione della secrezione di vari prostanoidi e citochine proinfiammatorie, la inibizione di PKA e C e del segnale doloroso.

•Composizione chimica
La resina può contenere a seconda dei casi fino a 60 cannabinoidi, 100 terpenoidi, 20 flavonoidi.

Cannabinoidi
La struttura chimica dei cannabinoidi può essere descritta come quella di un terpene unito ad un resorcinolo a sostituzione alchilica, oppure come quella di un sistema ad anello benzopiranico. Le due descrizioni implicano anche una nomenclatura differente, con la prima il principale cannabinoide viene definito come delta-1-tetraidrocannabinolo (delta-1-THC) mentre con la seconda diventa delta-9-THC (entrambi d'ora in poi semplicemente THC).

I cannabinoidi finora riscontrati si possono dividere in "tipi" chimici (tra parentesi l'abbreviazione e il numero di composti):

* tipo cannabigerolo (CBG; 6);
* tipo cannabicromene (CBC; 5);
* tipo cannabidiolo (CBD; 7);
* tipo delta-9-THC (D-9-THC; 9);
* tipo delta-8-THC (D-8-THC; 1, prob. artefatto);
* tipo cannabinolo (CBN; 1, prob. artefatto);
* tipo cannabinodiolo (prob. artefatto);
* tipo cannabiciclolo (3);
* tipo cannabielsoino (5);
* tipo canabitriolo (9);
* tetraidrocannabivarina (THCV)

Terpenoidi

Principali: beta-mircene; beta-cariofillene; d-limonene; linalolo; pulegone; 1,8-cineolo; alfa-pinene; alfa-terpineolo; terpinen-4-olo; p-cimene; borneolo; delta-3-carene; beta-farnesene; alfa-selinene; fellandrene; piperidina

Flavonoidi

Principali: apigenina; quercetina; cannaflavina

•Effetti palliativi

Fino agli anni settanta nella medicina popolare alcuni preparati erano utilizzati per gli effetti palliativi sotto citati.

* I preparati sistemici (orale) hanno effetti distensivi, appetitostimolanti e leggermente anestetici ed euforizzanti.
* I preparati topici (spalmati localmente) sono spasmolitici e analgesici e specialmente utilizzati per dolori cronici.

Si usava anche la resina come callifugo.

•Fornitore di olio

I semi contengono oltre a proteine e carboidrati - ca. 30% - di un olio ricco di acidi linolenici senza alcun effetto psicoattivo. L'olio ha un gusto fortemente linolico e viene ancora usato come olio speziato. È anche diffuso in molti prodotti cosmetici.

•Materia prima per tessili e carta
fibre di canapa

Le fibre (tuttora utilizzate dagli idraulici come guarnizione) per migliaia di anni della civiltà umana sono state importanti grezzi per la produzione di tessili e corde. Per centinaia di anni (e fino a 50 anni fa) sono state la materia prima per la produzione di carta. Oggigiorno sono disponibili varietà selezionate di cannabis libere da principi psicoattivi, liberamente coltivabili in alcuni stati per usi tessili.

•Stupefacente / Narcotico

Come sostanza psicoattiva vengono usate solo alcune parti(prevalentemente i fiori femminili (marijuana) e la loro resina (hashish) fumate inalati o ingerite. La temperatura elevata raggiunta durante la cottura o la combustione modifica la struttura della molecola di THC in una forma maggiormente attiva sull'organismo. L'hashish preparato per scopi commerciali, contiene una elevata quantità di sostanze variabili (naturali e non) allo scopo di aumentarne il peso per trarre maggiore profitto. La canapa è una droga "dispercettiva" che amplifica le sensazioni e gli effetti dell'assunzione sono dunque molteplici. Tra quelli più frequentemente descritti si possono elencare: una sensazione di benessere, ilarità, maggiore coinvolgimento nelle attività ricreative, alterazione della percezione del tempo e l'incapacità di diventare violenti (al contrario dell'alcool). La generale intensificazione delle sensazioni e delle emozioni, può comprendere anche quelle legate a situazioni o pensieri spiacevoli, normalmente tollerabili o addirittura inconsce e può determinare, in questi casi, stati fortemente ansiosi, atteggiamenti e pensieri paranoici, limitatamente alla durata dello stato di intossicazione.

Nel Marzo 2007 la rivista scientifica The Lancet ha pubblicato uno studio, al quale si evince la minore pericolosità della marijuana rispetto ad alcool, nicotina o benzodiazepine.

•Contenuto di principio attivo

Nelle varietà con effetti psicoattivi, la percentuale di THC può variare dal 7% al 14%. E' credenza che alcune varietà odierne contengano un contenuto di THC superiore,ma nel settembre 2007 studi dell'università di Oxford [12] [13] asseriscono il contrario.

•Combustibile

L'olio estratto dalla cannabis può essere utilizzato in alcuni tipi di motore, in particolare i motori Diesel. Nel 1937 la Ford creò “la Ford T”, in gran parte realizzata in canapa ed alimentata ad etanolo di canapa, un combustibile ecologico. Vi sono fondate ipotesi [14]che la proclamazione di leggi proibizionistiche nei confronti della cannabis negli Stati Uniti prima della seconda guerra mondiale sia stata legata anche alla concorrenza tra la nascente industria petrolifera e la possibilità di usare l'olio di questa pianta come combustibile.


MARIJUANA

Il termine marijuana si riferisce alle infiorescenze femminili essiccate e conciate delle piante appartenenti al genotipo THCAS (volgarmente "canapa indica"). In essa sono contenute diverse sostanze stupefacenti psicoattive, tra cui il principale è il Δ9-tetraidrocannabinolo. Il materiale vegetale o i preparati che ne contengono, sono considerati facenti parte delle cosiddette "droghe leggere".

•Il termine

Il termine marijuana è il nome comune col quale in Messico viene indicata tale pianta destinata a ricavare droga. L'uso del termine marijuana si è poi diffuso in tutto il mondo veicolato dai media fin dalla prima metà del secolo scorso. Sono innumerevoli in Italia ed all'estero i termini gergali, regionali o subregionali, che identificano la marijuana e l'hashish.

Nel gergo comune, per marijuana si intendono le infiorescenze delle piante femminili essiccate e conciate per essere fumate, benché il fumo non sia l'unico veicolo dei cannabinoidi, essendo liposolubili. I metodi di assunzione alternativi a quello tradizionale prevedono ad esempio l'uso del latte, del burro o di altri lipidi nei quali si possano sciogliere i cannabinoidi attivi (THC).

Dalle infiorescenze si ricava anche una particolare resina lavorata di consistenza da solida a collosa in relazione alla modalità di produzione (l'hashish).

La foglia di canapa indica, simbolo mediatico della marijuana, non si fuma poiché povera in principi attivi e ricca di clorofilla che inasprisce il tipico sapore dolciastro delle infiorescenze.

Ganja è il termine in lingua creolo giamaicana utilizzato per indicare la marijuana, erba ritenuta dai Rastafariani indispensabile per la meditazione e la preghiera [1]. La crema di hashish è usata per scopi meditativi anche dai Sadhu indiani, e da molti monaci buddhisti in Nepal e, in generale, nella zona Himalayana. Anche i nativi americani usavano l'erba.

•Effetti indotti

Gli effetti indotti dall'uso di questa pianta sono svariati, hanno differente intensità a seconda del soggetto, dalle circostanze psico-fisiche in cui la si assume, e dell'assuefazione del consumatore; i principali effetti possibili sono:

* distorsione del reale (capacità recettive), sensazione di aumento delle percezioni
* attenuazione della reattività fisica e mentale
* temporaneo abbassamento di pressione sanguigna
* tendenza all'ilarità, lieve effetto euforizzante
* aumento dell'appetito, soppressione della sensazione di sazietà
* se assunta in ingenti quantità, nei soggetti predisposti, può provocare stati d'ansia e nausea.

Consumatori abituali riferiscono che in alcuni soggetti questi effetti tendono a scomparire o attenuarsi, probabilmente per via dell'instaurarsi di un certo grado di tolleranza specifica.Oltre all'azione cancerogena causata dal fumo indipendentemente dalla sostanza fumata, l'uso di tali sostanze può provocare, nei soggetti ove siano già presenti a livello latente, anche effetti quali:

* disorientamento e forte opacità cognitiva
* apatia (in caso di assunzione prolungata)

In quei paesi dove è consentito l'uso medicale di questa specie, si cerca di proporre all'utilizzatore l'uso di apparecchi atti a ridurre il danno da fumo, come ad esempio i vari vaporizzatori i quali evitano la combustione delle infiorescenze estraendone comunque i cannabinoidi.

Non sono documentati dalla storia medica casi di morte collegabili con l'uso di marijuana. Al pari di ogni altra molecola attiva, anche gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono in stretta relazione col metabolismo e con le dosi assunte dal soggetto. Ad esempio: la nausea è uno degli effetti collaterali che si presenta con maggiore frequenza ad alti dosaggi, nonostante una delle applicazioni terapeutiche sia legata proprio alle proprietà antiemetiche di alcuni tra i princìpi attivi. Uno studio dei dottori Thomas F. Densona dell' University of Southern California e Mitchell Earleywineb dell' University of New York ha mostrato una diminuzione della depressione nei consumatori di cannabis.[3]

L'assunzione di questi derivati può avere interazioni con farmaci. Un ulteriore e recente studio statunitense ha comunque escluso danni cardiaci dovuti ad un utilizzo anche non moderato dei principi attivi della canapa indica. Secondo alcuni, con l'uso cronico intensivo sarebbero possibili danni neuronali, ma l'aspetto è controverso dato che in ricerche scientifiche sia in vitro che in vivo, si sono evidenziate le potenzialità neuroprotettive dei cannabinoidi.

I vari effetti, come detto in precedenza, possono essere condizionati in maniera influente anche da due fattori psicologici: il set (lo stato d'animo di chi consuma) e il setting (la compagnia con cui si trova ed il luogo dove si trova il consumatore).

Nel Marzo 2007 la rivista scientifica The Lancet pubblica uno studio che evidenzia minore pericolosità della marijuana rispetto ad alcool,nicotina o benzodiazepine.

•Usi terapeutici

La canapa indiana è usata per contrastare la diminuzione dell'appetito nei pazienti affetti da AIDS e da cancro e per diminuire la nausea derivata dai trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni. Inoltre causa un effetto positivo sui soggetti affetti da dolori cronici, da sclerosi multipla (diminuzione del rigore muscolare) e sulla sindrome di Tourette. Ad oggi, come accade per la maggioranza delle molecole attive presenti sul mercato, sono ancora in corso studi che accertino la validità di questi effetti. Al momento, infatti, non esiste alcuna prova definitiva ed univoca che dimostri l'efficacia dell'impiego medico. Tuttavia milioni di consumatori nel mondo, anche con gravissime patologie, attestano di ricevere benefìci dai principi attivi della pianta, utilizzata in medicina da migliaia di anni e presente nella farmacopea ufficiale fino alla metà del '900.

Le applicazioni possibili accertate e le conseguenti sperimentazioni hanno per oggetto:

* Inappetenza da farmaci chemioterapici.Efficacia provata dalla pratica medica dì routine; centinaia di migliaia dì dosi di THC sintetico (Marinol) sono state prescrìtte ogni anno dagli oncologi USA (cfr. Grinspoon 1993, p.26 e p.38) anche se non sembra avere gli stessi effetti della marijuana assunta nel suo stato naturale (fumato o ingerito) poiché il Δ9-tetraidrocannabinolo è solo uno degli 460 composti chimici presenti nella cannabis.
* Epilessia. In sostituzione di farmaci anticonvulsivi, che hanno gravi effetti secondari anche sull'umore. Efficacia provata in qualche caso
* Sclerosi multipla.In sostituzione di farmaci tranquillanti ad alte dosi, con rischi di letargia e dipendenza fisica. Efficacia sperimentata in molti casi. Non è comunque il farmaco di elezione per gli spasmi; solo in pochi casi si è evidenziato un miglioramento secondo la scala di AshWorth.
* Anoressia.Forte stimolante dell'appetito.
* Glaucoma.La marijuana diminuisce la pressione interna dell'occhio del 25-30% in media, a volte fino al 50%. Alcuni cannabinoidi non psicotropi, e in misura minore, anche alcuni costituenti non-cannabinoidi della canapa diminuiscono la pressione endo-oculare.
* Asma.la marijuana ha capacità broncodilatatorie, per evitare il danno da fumo, si utilizzano particolarmente in questi casi i vaporizzatori.

In Olanda, in Spagna, in Canada e in 11 stati degli USA l'uso della cannabis a scopo medico è già consentito. In altri paesi europei ed extraeuropei l'argomento è al centro di accesi dibattiti sia sul piano scientifico che su quello etico. Principale studioso e promotore dell'uso terapeutico della Cannabis e della sua decriminalizzazione è il Professor Lester Grinspoon Psichiatra e Professore emerito dell'Università di Harvard. In Italia,approfonditi studi in materia sono stati effettuati dal neuropsichiatra Prof. Gian Luigi Gessa.

Status legale dell'uso della marijuana in alcuni paesi [modifica]

•Le informazioni legali qui riportate hanno solo un fine divulgativo, possono non applicarsi al vostro caso o non essere aggiornate

* Australia: illegale
* Belgio: illegale (ma il governo belga ha iniziato un programma di ricerca volto a stabilirne l'efficacia medica)
* Camerun: illegale la coltivazione della cannabis sativa, chi affetto da cancro o AIDS può farne uso come antidolorifico
* Canada: illegale, legale per uso terapeutico (in un processo una corte ha giudicato il regolamento per l'uso medico della marijuana incostituzionale in quanto "non permette ai cittadini seriamente malati di utilizzare marijuana in quanto non vi sono fonti di approvvigionamento legali del farmaco")
* Germania: uso legale, possesso di modiche quantità (entro i 10 mg) non perseguito
* Italia: inserita nelle stesse tabelle di eroina e cocaina. La legislazione attualmente vigente (Decreto Fini-Giovanardi sulle Olimpiadi invernali) fissa limiti quantitativi di principio attivo contenuto superati i quali si prefigura il reato di spaccio. In caso di spaccio e di grandi quantità, la coltivazione di canapa è punita con 6—20 anni di reclusione, sequestro di passaporto e patente di guida e un percorso di recupero in struttura per tossicodipendenti. Una sentenza della Cassazione del 18 gennaio 2007 stabilisce pero' che "non è reato penale coltivare nel giardino di casa qualche piantina di marijuana perché ciò equivale alla detenzione per uso personale".[4][5]
* Portogallo: legale il possesso dal 2001, la compravendita è un reato.
* Giamaica: illegale
* Giappone: illegali tutti i preparati contenenti THC dal 1948, a seguito di una legge introdotta dalle forze di occupazione statunitensi alla fine della seconda guerra mondiale.
* Lussemburgo: legali possesso ed uso per scopi medici, purché il consumatore sia adulto e non coinvolga minorenni
* Paesi Bassi: vedi la voce "Politica dei Paesi Bassi in materia di stupefacenti".
* Nuova Zelanda: illegale (il ministero della sanità ha affermato che un uso medico non è da escludersi, ma sono necessari ulteriori studi ed un metodo per una corretta regolazione)
* Svizzera: illegali possesso e coltivazione (esperimenti di legalizzazione sono stati condotti in alcuni cantoni)
* Francia: illegale ma tollerato l'uso ed il possesso in modiche quantità
* Regno Unito: illegale (nel 1998 la Camera dei Lord ha raccomandato che la cannabis venisse resa disponibile per uso medico tramite prescrizione. Dopo alcuni test clinici il governo non ha accettato la raccomandazione). Recentemente è stato depenalizzato l'uso personale domestico
* Israele: illegale, l'uso medico è autorizzato solo dal ministero della sanità che valuta ogni singolo caso.
* Stati Uniti: illegale l'uso a livello federale per qualsiasi ragione, tuttavia 11 stati ed il Distretto della Columbia hanno approvato normative che contemplano l'esenzione dal divieto per uso medico.




HASHISH

L'hashish è una sostanza stupefacente psicoattiva derivata dalla resina della pianta di Cannabis (chiamata comunemente canapa) i cui effetti sono dovuti principalmente al Δ9-THC in essa contenuto (in quantità maggiore rispetto alla marijuana).

Il nome "Hashish" deriva dall'arabo ﺣﺸﻴﺶ ḥašīš "erba" (e da un gruppo di devoti di un ismailismo fanatico, che di hashish facevano uso, ﺣﺸﺎﺸﻴﻦ ḥaššāšīn, deriverebbe la parola "assassino"). Si dice infatti che proprio questa sostanza venisse data in assunzione a sicari ed esecutori per allontanar loro l'ansia e portarli senza difficoltà a compiere gli omicidi politici di cui si era fatta promotrice la setta di Alamut e di Masyaf.

•Effetti indotti

Gli effetti indotti dall'uso di tale sostanza, che viene generalmente fumata assieme al tabacco, ma può anche essere ingerita, sono svariati; hanno differente intensità a seconda del soggetto, dalle circostanze psico-fisiche in cui la si assume, e dell'assuefazione del fumatore. Oltre agli effetti collaterali comuni al consumo di tabacco, i principali effetti sono:

* improvvisi attacchi di allegria/depressione;
* attenuazione della reattività fisica;
* temporaneo abbassamento della pressione sanguigna;
* sensazione di alterazione delle percezioni;
* ilarità incondizionata;
* focus cognitivo verso la distorsione della realtà;
* distorsione temporanea della memoria;
* aumento della fame al calare dell'effetto;

* diminuzione della salivazione.

Se assunto in grandi quantità potrebbe produrre:

* disorientamento
* nausea;
* senso di smarrimento;
* apatia.

L'assunzione di derivati dalla canapa può avere inoltre pericolose interazioni farmacologiche quando, in concomitanza all'assunzione, si è sotto terapia medico-farmacologica di qualsiasi tipo. Alcuni studi affermano[citazione necessaria] che vi è la possibilità che si verifichi in soggetti particolarmente predisposti un infarto miocardico, specie nei 60 minuti seguenti l'uso della sostanza; tuttavia non sono noti casi di mortalità dovuta a complicanze cardiache causate dall'hashish.

Gli effetti indotti possono essere condizionati in maniera significativa anche da due fattori psicologici: il set (lo stato d'animo di chi consuma) e il setting (la compagnia con cui si trova ed il luogo in cui si trova il consumatore). Inoltre è stato scientificamente provato che, se assunto in piccole quantità (2/3g x sett.), l'hashish non reca danni fisici o mentali al consumatore (eccetto ai polmoni per via del tabacco contenuto nella cosiddetta "canna").
•Produzione

L'hashish è ricavato dalla lavorazione della cannabis sativa oppure della cannabis indica, piante che crescono in numerose zone. I principali produttori sono Marocco, Pakistan, Libano, India e Nepal, ma può essere comunque coltivata in qualsiasi luogo tramite serre e colture idroponiche con luce artificiale.

La produzione di hashish è molto costosa nonostante vengano utilizzate per lo più tecniche tradizionali come lo sbattimento della pianta di canapa. La proporzione canapa/hashish è di 10 a 1, per cui per produrre 1 kg di hashish occorrono 10 kg di canapa sensimillia.

L'hashish inoltre contiene 8 volte il THC della marijuana e può essere sia ingerito (è liposolubile) che fumato.

•Concentrato delle resine

L'hashish è generalmente un concentrato dei principi attivi della Cannabis. Per ottenere l'hashish ogni cultura ha sviluppato un proprio processo. Si possono, però, distinguere tre principali tecniche di estrazione:

* quella dei paesi islamici;
* quella della zona intorno al sub continente indiano;
* quella olandese.

Nei paesi islamici, come il Marocco o l'Egitto, si tagliano e si raccolgono le piante mature; successivamente, in una stanza chiusa, vengono scosse e sbattute raccogliendo la resina, il polline, i cristalli ed i tricomi in un telo di plastica sul pavimento. Questa polvere viene poi in parte pressata e lavorata a mano (è la parte più pregiata); da successive battiture si otterrà nuova polvere da pressare a macchina per la fabbricazione di hashish commerciale.

La tecnica indo-hymalayana, invece, non prevede il taglio delle piante. Durante il periodo di fioritura, a più riprese, si sfregano le infiorescenze tra le mani, direttamente nei campi, per poi raschiare le mani stesse con apposito coltellino sulla cui lama resta la resina gommosa, che è la consistenza tipica dell'hashish indiano, afgano, nepalese.

La tecnica olandese prevede che le infiorescenze seccate e spezzettate vengano immerse in una bacinella d'acqua e ghiaccio, frullate assieme al ghiaccio, passate in filtri sempre più sottili fino ad ottenere una polverina, che, compressa ed essiccata, diventa hashish.

•Tipologie

* Black bombay: è una qualità di hashish a pasta molle dal colore nero e dall'odore simile all'afgano. È stato citato nel libro "Flash, Katmandu, il grande viaggio" di Charles Duchaussois, dove si racconta come in origine venisse impastato con dell'oppio. Proviene dall'India.
* Super Polm: è una varietà di hashish molto morbido, il cui gusto ricorda alla lontana la menta. È originario del Marocco
* Nepal Temple Ball: è un tipo di hashish originario del Nepal. Si presenta con un esterno nero lucido e un interno marrone scuro.
* Charas: è un tipo di Hashish pregiato, molto amato e ricercato dai consumatori di Cannabinoidi, data l'alta concentrazione di THC India.
* Burbuca:è una varietà di hashish molto pregiato, quando viene scaldato si vedono le bolle che fa il "fumo", è solo secondo al primero marocchino Marocco.

•Hashish nella letteratura e nell'arte

L'hashish venne conosciuta in Europa dalla setta degli Assassini, il cui nome deriva proprio da "hashish". Marco Polo la cita nel Milione come "polvere del Veglio della Montagna" (XLI-XLII). La citazione venne ripresa abbastanza fedelmente da Giovanni Boccaccio, che nella novella 8 della terza giornata fa usare proprio questa "polvere di maravigliosa virtù" del Veglio, che viene somministrata al sempliciotto Ferondo per causargli un sonno così profondo da essere scambiato per morte.

Il famoso Conte di Montecristo di Alexandre Dumas padre usa l'hashish come segreto del suo controllo nervoso, perché gli permette di controllare il sonno decidendo a piacere quando dormire e quando stare sveglio.

THC
(DELTA-9-TETRAIDROCANNABINOLO)

delta-9-tetraidrocannabinolo (tetraidrocannabinolo, delta-9-THC,THC) è uno dei maggiori e più noti principi attivi della Cannabis; può essere considerato il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi.

É un composto stupefacente. Ha inoltre proprietà antinausea, anticinetosico, stimolante l'appetito, abbassa la pressione endooculare, antidolorifico.

•Presenza del THC

Il contenuto di THC nella marijuana (Cannabis sativa) di "buona qualità" è nell'ordine di 0.5-1% nelle foglie grandi, 1-3% nelle foglie piccole, 3,7% nei fiori, 5-10% nelle brattee 14-25% nella resina ed oltre il 60% nell'olio. Quantità maggiori di THC sono prodotte da specie selezionate.

Il contenuto di THC di hashish e marijuana tende a diminuire con il tempo, un processo accelerato dal calore e dalla luce. Le foglie e la resina di Canapa conservate in condizioni normali perdono rapidamente la loro attività e possono diventare completamente inattive dopo 2 anni. La modificazione principale è l'ossidazione dell'anello cicloesanico che trasforma il THC in cannabidiolo CBN.

Gli acidi canabinoidici subiscono decarbossilazione in seguito a riscaldamento e quindi quando la Cannabis viene fumata i livelli di cannabinoidi attivi aumentano, per esempio l'acido tetraidrocannabinolico viene convertito in tetraidrocannabinolo.


EFFETTI DELLA CANNABIS SULLA SALUTE


In questa scheda viene trattato il tema degli effetti della cannabis sulla salute, con particolare riferimento ai possibili effetti indesiderati o dannosi che possono manifestarsi con il consumo di questa pianta. I possibili utilizzi ed effetti terapeutici non sono invece trattati in questa scheda: per un quadro sommario delle possibili applicazioni terapeutiche vedi la voce cannabis.

•Introduzione

Al giorno d'oggi viene diffusa una cospicua quantità di propaganda, letteratura pseudo-scientifica e disinformazione riguardanti la cannabis, sia da parte di chi ne sostiene le virtù e gli utilizzi, sia da parte dei suoi detrattori. Il fatto che in molti stati esistano severi impedimenti legali alla ricerca scientifica su questa pianta non contribuisce a far luce sulla questione.

Nonostante esistano molti studi dai risultati spesso contraddittori a proposito degli effetti della cannabis sulla salute, almeno su una parte di questi possibili effetti si è arrivati a conclusioni generalmente accettate. Questo articolo utilizza varie fonti, tra cui articoli a revisione paritaria di riviste mediche internazionali, relazioni scientifiche, libri di testo, siti web e riviste, per stabilire una visione d'insieme degli effetti chiaramente documentati associati all'uso di cannabis.

Vincoli legali e politici alla ricerca scientifica

In molti paesi, la ricerca sperimentale sulla cannabis incontra ostacoli di varia natura per via dell'illegalità della pianta stessa. In particolare è difficile condurre ricerche scientifiche sugli utilizzi della cannabis come farmaco o come droga poiché è problematico ottenere legalmente, seppure a solo scopo di ricerca, campioni di pianta di qualità soddisfacente in termini di purezza, conservazione, contenuto di principi attivi.

•Negli Stati Uniti

Il problema è stato recentemente messo in luce negli Stati Uniti dallo scontro tra la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS, Associazione multidisciplinare per gli studi psichedelici), un gruppo di ricerca indipendente, e il National Institute on Drug Abuse (NIDA, Istituto nazionale per l'abuso di droghe), un'agenzia federale incaricata dell'applicazione della scienza allo studio dell'abuso di droghe. Il NIDA opera in gran parte sotto il controllo generale dell'Office of National Drug Control Policy (ONDCP, Ufficio della politica nazionale sul controllo delle droghe), un ufficio esecutivo della Casa Bianca responsabile della coordinazione diretta di tutti gli aspetti legali, legislativi, scientifici, sociali e politici della politica federale sul controllo delle droghe.Approfonditi studi in materia sono stati comunque effettuati dal Professor Lester Grinspoon Psichiatra e Professore emerito dell'Università di Harvard.

•In Italia

La ricerca scientifica sulla cannabis nel nostro paese è molto indietro rispetto agli Stati Uniti e alla gran parte dei paesi europei, ma qualcosa comincia a muoversi, soprattutto in ambito terapeutico. Nel Dicembre 2006 su richiesta del Ministero della Sanità,il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge finalizzato a promuoverne la ricerca ed ha previsto l'inserimento di due farmaci a base di questa sostanza nell'elenco delle terapie farmacologiche contro il dolore. In Italia studi approfonditi sulla sua tossicità e sulla sua eventuale correlazione con altre droghe sono stati effettuati dal noto neurofarmacologo Professor Gian Luigi Gessa.

•Rapporti di commissioni mediche internazionali

•La Commissione Unita

Nel 2001 i Ministeri della Sanità di Francia,Germania,Belgio,Olanda e Svizzera decidono di istituire una "commissione unita" al fine di dare finalmente un giudizio univoco sull'argomento[1]. Nell'introduzione al loro lavoro, la commissione afferma che troppe volte si sono dati giudizi e prese decisioni politico-legali senza valide ed accertate basi scientifiche, usando studi parziali, spesso inesatti o addirittura errati.

•Rapporto del parlamento canadese

Il Senate Special Committee on illegal drugs del Parlamento canadese ha studiato e ricercato in materia,forte anche dell'esperienza di anni di sperimentazione della cannabis per uso terapeutico nel loro paese. Nel suo rapporto biennale [2]ha cercato di indagare sui differenti modelli di consumo,classificandoli in livelli di rischio,ossia “uso sperimentale”, “uso regolare”, “uso a rischio”, “uso eccessivo”. Non e stata presa in esame solamente la quantità di sostanza consumata e la frequenza, ma anche il contesto,ad esempio,se e quando il consumo si concili o al contrario interferisca con le normali attività quotidiane. Il rapporto conclude che :Allo stato dei fatti la ricerca ci dice che per la grande maggioranza dei consumatori ricreazionali la canapa non presenta conseguenze dannose per la salute fisica, psicologica e sociale, sia a breve che a lungo termine. Il che non significa, precisa il rapporto, che non esista un numero seppur limitato di consumatori “pesanti” che possono avere conseguenze negative (come malattie respiratorie, e/o difetti nella concentrazione e nella memoria tali da compromettere l’inserimento sociale).

•Effetti fisiologici

Alcuni degli effetti dell'uso di cannabis includono secchezza delle fauci, arrossamento oculare, riduzione della pressione intra-oculare, leggera riduzione delle capacità motorie e della concentrazione, stimolazione dell'appetito e in dosaggio acuto tachicardia. L'elettroencefalografia evidenzia onde alfa più persistenti e di frequenza leggermente più bassa del normale. L'uso di cannabis determina inoltre molti effetti a livello soggettivo: maggiore apprezzamento del gusto e dell'aroma del cibo, della musica e delle attività ricreative. La cannabis in genere allevia la tensione e da un senso di felicità o euforia. A dosi molto elevate, la cannabis può determinare distorsioni più marcate nella percezione del tempo e dello spazio, nella percezione del corpo, allucinazioni visive e/o uditive e depersonalizzazione.

Le aree del cervello nelle quali sono distribuiti principalmente i recettori dei cannabinoidi corrispondono agli effetti prodotti dai cannabinoidi stessi. I recettori dei cannabinoidi sono abbondanti nei gangli basali, associati col controllo dei movimenti; nel cervelletto, che coordina i movimenti del corpo; nell'ippocampo, associato con le funzioni dell'apprendimento, della memoria e del controllo dello stress; nella corteccia cerebrale, associata alle funzioni cognitive più elevate; e nel nucleus accumbens, considerato come il centro del piacere del cervello. Altre aree dove i recettori dei cannabinoidi sono presenti in quantità apprezzabile sono l'ipotalamo, che regola tra l'altro la sensazione di sazietà; l'amigdala, associata con le emozioni e le paure; il midollo spinale, associato con le sensazioni periferiche come il dolore; il tronco encefalico, associato con il sonno, l'eccitazione sessuale, e il controllo motorio; e il nucleo del tratto solitario, associato con sensazioni viscerali come la nausea e lo stimolo a vomitare.

In particolare, le due aree del controllo motorio e della memoria sono quelle dove gli effetti della cannabis risultano direttamente evidenti. I cannabinoidi, a seconda della dose, possono inibire transitoriamente la trasmissione dei segnali neuronici attraverso i gangli basali e il cervelletto. A bassi dosaggi, i cannabinoidi sembrano stimolare il movimento del corpo, mentre ad alti dosaggi sembrano inibirlo, il che si manifesta spesso con una ridotta stabilità della postura e ridotta fermezza della mano nell'eseguire compiti e movimenti che richiedono particolare attenzione. Altre regioni del cervello, come la corteccia, il cervelletto e le connessioni neuronali tra corteccia e corpo striato, sono coinvolte nel controllo del movimento e contengono abbondanti recettori dei cannabinoidi, il che può indicare anche un loro possibile coinvolgimento.

Ricerche effettuate sugli animali hanno mostrato che può esistere una dipendenza dai cannabinoidi di ordine psicologico, che comporta anche leggeri sintomi dovuti all'astinenza. Sebbene non siano in alcun modo sintomi gravi come quelli che si verificano per la dipendenza da alcol, eroina o cocaina, l'interruzione improvvisa dell'assunzione di cannabis dopo un periodo di utilizzo cronico e ad alti dosaggi può portare in alcuni casi a insonnia, agitazione, perdita dell'appetito, irritabilità, rabbia, ed un aumento dell'attività muscolare e dell'aggressività. L'uso prolungato di cannabis determina nell'organismo cambiamenti transitori sia a livello farmacocinetico (ovvero a livello del modo in cui i principi attivi sono assorbiti, distribuiti, metabolizzati ed eliminati) sia farmacodinamico (ovvero come essi interagiscono con i recettori cellulari). Questi cambiamenti portano l'utilizzatore a consumare quantitativi più elevati per ottenere lo stesso effetto (tolleranza), e determinano una più efficiente eliminazione della droga dall'organismo potenziando i processi metabolici a questo preposti.

•Effetti sull'apparato riproduttivo e sulla fertilità

È stato dimostrato che la somministrazione di dosi elevate di THC ad animali abbassa transitoriamente i livelli di testosterone,la produzione di spermatozoi e la loro mobilità, interferisce, sempre in modo transitorio, con il ciclo dell'ovulazione e la produzione di ormoni gonadotropici. Tuttavia, esistono anche ricerche che danno risultati contrari ed è possibilie che si sviluppi una tolleranza verso questi effetti. [3][4] Secondo il Merck Manual of Diagnosis and Therapy del 1997, gli effetti dell'uso di cannabis sulla fertilità sono incerti. La ricerca ha dimostrato che gli spermatozoi umani contengono ricettori che sono stimolati da sostanze come il THC e da altre molecole simili ai cannabinoidi. Alcuni test effettuati suggeriscono che fumare cannabis può influire sulla funzionalità degli spermatozoi, ma non si sa ancora con quali effetti.[5] Sebbene, nei fatti, molti uomini che usano cannabis non hanno problemi ad avere dei figli, secondo alcuni è possibile che persone a rischio di infertilità siano più suscettibili a complicazioni riproduttive[citazione necessaria] .

Uno studio del dottor Zuckerman e altri, ha preso in considerazione un esteso campione di donne con una prevalenza sostanziale di uso di cannabis, verificato con analisi delle urine, e non si è trovato alcun incremento di incidenza di difetti alla nascita dei bambini. Contrariamente a quanto avviene per la sindrome alcol-fetale, l'esposizione prenatale alla cannabis non determina caratteristici connotati facciali nel neonato né gli altri sintomi collegati alla sindrome stessa[6]. Il THC passa nel latte materno e potrebbe avere degli effetti sugli infanti allattati al seno[7].

I dottori Hayes,Lampart,Dreher e Morgan hanno effettuato uno studio su 59 bambini jamaicani,metà con madre fumatrice in gravidanza e metà non,presi all'età di 1,3 e 30 anni.Ai bambini sono stati fatti test comportamentali con la scala di Brazelton e con il McCarthy Scales of Children’s Ability.I risultati di tutto il periodo non hanno mostrato significative differenze tra i due gruppi in esame[8].

È opportuno considerare il fatto che molti studi effettuati sull'uso di droga in gravidanza si basano spesso su rapporti compilati dalle donne stesse, non sempre anonimi. Lo stigma sociale relativo all'uso di droghe illecite durante la gravidanza scoraggia l'onesta e completa esposizione dei fatti e potrebbe compromettere la validità dei risultati. Alcuni studi dimostrano che le donne che consumano cannabis in gravidanza, utilizzano spesso anche alcol, tabacco, o altre droghe illegali e questa circostanza rende molto difficile la deduzione scientifica di fatti riguardanti l'uso della sola cannabis a partire da dati statistici. Gli studi epimediologici su larga scala e ben controllati sugli effetti dell'uso di cannabis in gravidanza sono a tutt'oggi molto pochi.

•Effetti sulla salute mentale

•Ipotesi della droga di passaggio

Nel rapporto della Commissione Unita è riscontrato che sebbene possa emergere una correlazione tra il consumo di cannabis e quello di altre droghe illecite, la maggioranza dei consumatori è esule da questo "passaggio". Si giunge alla conclusione che se ciò accade è in soggetti già predisposti ed anche in forte relazione alla sua illegalità, ossia il consumatore deve accedere ad un mercato non legale che offre anche altre sostanze. Tesi appoggiata in Italia anche dal noto neuroscienziato Gian Luigi Gessa e dal Professor John Morgan,della New York Medical School,che a seguito di una ricerca [9], dichiara che la cannabis non causa il passaggio all'uso di droghe pesanti, nella grande maggioranza dei consumatori essa è una fine,anziché una droga di passaggio.

Si discosta dal parere della commissione uno studio del luglio del 2006 dei dottori Ellgren e Hurd[10], condotto su di un gruppo di 12 ratti di età corrispondente all'adolescenza. A 6 di queste cavie è stato somministrato delta-9-tetraidrocannabinolo mentre le altre 6 erano il gruppo di controllo. Successivamente ai due gruppi di cavie è stata data la possibilità di autosomministrarsi eroina azionando una leva: entrambi i gruppi diventavano dipendenti dall'eroina ma il gruppo al quale era stato somministrato THC ne consumava di più. Poiché molti recettori dei cannabinoidi intereagiscono con il sistema oppiaceo del cervello, la tesi di questo studio è che l'uso di cannabis in adolescenza possa sovrasimolare ed alterare le strutture di piacere e ricompensa del cervello. Questo, secondo Ellgren, aumenterebbe il rischio di diventare dipendenti dall'eroina nelle persone che la provano. Secondo il Dr. Yasmin L. Hurd, l'altro ideatore dello studio, due altre droghe che stimolano il sistema oppiaceo del cervello, e che pertanto potrebbero condurre nello stesso modo all'uso di droghe pesanti, sono nicotina e alcol.

Le ricerche dell' American Psychiatric Association[11] [12]hanno invece dato risultati molto simili a quelli della commissione europea. In Uno studio del dicembre 2006 effettuato su 214 ragazzi dell'età di 10-12 anni consumatori solo di marijuana e non di alcool o tabacco,non si è sviluppata nessuna maggiore tendenza ad un futuro abuso di altre sostanza stupefacenti rispetto a chi non ne aveva mai fatto uso.E conclude che:la probabilita che qualcuno approdi verso droghe illegali è determinato da inclinazioni personali e situazioni sociali,non da droghe precedentemente consumate.

•Correlazione con malattie mentali

Il parere della Commissione dei ministeri della sanità e della Commissione del parlamento canadese è però che l'uso di cannabis possa far emergere problemi latenti piuttosto che crearne di nuovi.La stessa tesi è condivisa dal Prof. Gessa [13].

Uno studio dei dottori Thomas F. Densona dell' University of Southern California e Mitchell Earleywineb dell' University of New York ha mostrato una diminuzione della depressione nei consumatori di cannabis.[14]

Al fine di scongiurarne l'uso da parte dei soggetti predisposti a reazioni avverse,l'Institute of Psychiatry di Londra sta sviluppando un test che da la possibilità di individuare tali soggetti e quindi prevenire il possibile danno. [15].

Secondo i ricercatori britannici Theresa Moore (Universita' di Bristol) e Stanley Zammit (Universita' di Cardiff), esistono correlazioni tra consumo cronico della cannabis e psicosi: la rivista Lancet ha pubblicato un loro studio secondo il quale nei fumatori predisposti a malattie psicotiche,la marijuana possa aumentarne l'insorgenza del 41% [16].

•Fumare cannabis

Il metodo più diffuso di assumere Cannabis consiste nel fumarla e per questo buona parte della ricerca scientifica è stata indirizzata sui possibili danni alla salute determinati dal fumo. Altre modalità di assunzione potrebbero porre rischi per la salute più lievi o più seri a seconda dei casi, vedi la sezione sulla riduzione del danno più in basso.

•Minori rischi per la salute rispetto al fumo di tabacco

Alcuni dei problemi di salute associati al fumo di tabacco tra i più noti comprendono l'insorgere di bronchite, tosse, catarro, sibili nella respirazione. In uno studio effettuato su fumatori di cannabis in buona salute si sono evidenziati rischi analoghi, collegati all'infiammazione delle vie respiratorie; per questo motivo in quegli stati ove è consentito l'uso terapeutico della cannabis, ci si serve di appositi vaporizzatori atti a consentire l'inalazione dei principi attivi senza creare combustione e danni conseguenti.

Comunque, gli effetti del fumo di tabacco e di cannabis sono differenti poiché tendono a manifestarsi su differenti tratti dell'apparato respiratorio: laddove il fumo di tabacco tende a saturare gli alveoli e nei rami più periferici dei polmoni, quello di cannabis tende a concentrarsi nei bronchi e nei tratti centrali e più larghi. Una conseguenza di questo è che la cannabis, a differenza del tabacco, non sembra provocare l'enfisema.

•Rischio di cancro

Il fumo di cannabis contiene numerosi agenti cancerogeni. [17] [18] [19]

Tuttavia gli studi scientifici effettuati non hanno evidenziato alcuna maggiore incidenza di cancro tra i fumatori di cannabis. Uno studio pubblicato nel 2006 da Donald Tashkin della University of California di Los Angeles, il più esteso studio di questo tipo mai effettuato, ha concluso che non esiste alcun legame tra il fumo di cannabis e il cancro.[20]

Uno studio pubblicato nel 2006 basato sull'esame di un campione statistico considerevole (1200 persone con cancro al polmone, al collo o alla testa, e un analogo gruppo di 1040 persone che non avevano il cancro) non ha mostrato alcun collegamento con il cancro al polmone. I risultati, anzi, indicavano una leggera correlazione negativa tra l'uso a lungo o breve termine di cannabis e il cancro, suggerendo un possibile effetto terapeutico della cannabis stessa. Studi cellulari e perfino studi su modelli animali suggeriscono che il THC ha in realtà proprietà antitumorali, sia per effetto della stimolazione della morte programmata (apoptosi) delle cellule danneggiate a livello genetico, che potrebbero divenire cancerose, sia per effetto dell'inibizione della nuova vascolarizzazione che alimenta i tumori. [21]

Precedentemente, anche uno studio del 1997 che prendeva in esame la storia clinica di 64855 pazienti (di cui 14033 dichiaravano di essere al tempo fumatori di cannabis), non riscontrava alcun collegamento tra uso di cannabis e cancro.[22]

•Uso di cannabis e guida

Esistono diverse difficoltà nello stabilire gli effetti e le conseguenze dell'uso di cannabis sulla guida: in primo luogo l'uso di cannabis è più comune in una fascia demografica nella quale è maggiore l'incidenza di incidenti stradali; le persone fermate per guida pericolosa e trovate positive al THC, spesso risultano positive anche all'alcol; non ci sono statistiche affidabili che possano fornire un parametro di riferimento: ad esempio, la percentuale di utilizzatori di cannabis che guida senza incidenti; inoltre, sussistono molti impedimenti di natura etica e legale che ostacolano le ricerche in questo campo. Uno studio del 2001 nel Regno Unito, del Transit Research Laboratory, ha indagato specificamente gli effetti dell'uso di cannabis sulla guida,[23] e rappresenta una delle ricerche più recenti e citate in materia. Il rapporto riepiloga le conoscenze attuali riguardo gli effetti della cannabis sulla guida e sul rischio di incidenti, basandosi su di una raccolta della letteratura pubblicata a partire dal 1994, e sul controllo in laboratorio di attività e compiti svolti da soggetti sotto l'effetto della cannabis.

Lo studio identifica nei maschi giovani, tra cui il consumo di cannabis è frequente e in aumento, e tra cui è anche comune il consumo di alcolici, la categoria più a rischio di incidenti stradali, sia a priori che a posteriori. Questo è collegabile tuttavia anche ad inesperienza e a fattori maggiormente presenti in quella fascia d'età, inerenti alla percezione, l'accettazione o perfino la ricerca del rischio, alla micro-delinquenza, ecc. Queste variabili demografiche, psicologiche e sociologiche possono correlarsi sia con l'uso di droga sia col rischio di incidente, influendo sulla correlazione tra uso di droga e coinvolgimento in incidenti.

Gli effetti della cannabis su compiti e test effettuati di laboratorio mostrano una chiara riduzione di capacità quali inseguimento di un oggetto, attenzione e altro, con modalità dipendenti dalla dose somministrata. Questi effetti però non sono altrettanto evidenti su attività reali come la guida di un'auto dal vivo o su un simulatore. Sia nella simulazione che nei test su strada, gli effetti sul comportamento alla guida nel periodo di tempo seguente all'assunzione di dosi elevate di cannabis risultano: uno stile di guida più cauto; una maggiore variabilità nella posizione sulla corsia e nella direzione seguita; tempi di decisione più lunghi. Sebbene questi risultati siano indice di un cambiamento rispetto alle condizioni normali, essi non riflettono necessariamente, di per se, una 'diminuzione' delle capacità di guida. Tuttavia suggeriscono, a tutti gli effetti, una diminuita capacità dal momento che i comportamenti citati potrebbero limitare le risorse e i franchi di sicurezza necessari a far fronte ad eventi imprevisti e di difficile gestione. D'altro canto può considerarsi di solito un certo sforzo di compensazione da parte del guidatore. I soggetti che hanno assunto cannabis sembrano di solito percepire soggettivamente una ridotta capacità e possono tentare di compensare, ad esempio, non effettuando sorpassi o rallentando e focalizzando l'attenzione quando sanno che sarà necessaria una loro reazione nella guida. Questo effetto di compensazione potrebbe rappresentare uno dei motivi per cui non risultano evidenze che il fumo di cannabis possa rappresentare un fattore di rischio per gli incidenti. Comunque niente di certo può essere stabilito in assenza di uno studio epidemiologico su larga scala del rischio.

Nello studio citato in precedenza, nel 4-12% degli incidenti mortali si sono riscontrati livelli dei principi attivi della cannabis nel sangue. Tuttavia nella gran parte degli studi si è riscontrato come nella maggioranza di incidenti mortali dove si era riscontrato un uso cannabis, si era altresì verificata un assunzione anche di alcol. E' però da sottolineare che i tempi di latenza dei cannabinoidi nell'organismo,essendo liposolubili, possono essere anche di qualche settimana e quindi risulta difficile stabilire con un esame autoptico se il soggetto avesse assunto cannabis al momento della guida,piuttosto che nei giorni precedenti.

Lo studio stima una soglia di 11ng/ml di THC nel sangue come la dose equivalente al limite di alcol per la guida in Inghilterra, sebbene gli effetti della cannabis sulla guida durino fino a circa un'ora dopo l'assunzione ma non si protraggono oltre. L'alcol da solo o in combinazione con la cannabis determina una più spiccata riduzione della capacità di guida, della probabilità di incidente e di causare incidenti. Infine, il rischio di incidente non può essere quantificato in assenza di dati di riferimento per gli incidenti non mortali.

A simili conclusioni giungono monitoraggi e studi effettuati dai governi di Australia, Regno Unito, Nuova Zelanda e Stati Uniti (vedi qui per un elenco di questi studi). Gli studi nei quali si è riscontrato che la cannabis ha effettivamente un'influenza negativa sulla guida si basano di solito su test di sobrietà effettuati a bordo strada (vedi ad esempio [1] questo studio del NIDA, un ente statunitense). Anche da studi che adottano questa metodologia risulta che la maggioranza di soggetti che risultavano positivi alla cannabis risultavano positivi anche all'alcol.

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